Tra storia e leggenda sono innumerevoli i casi di neonati abbandonati al loro destino, ponendoli in una cesta e affidati alle acque di un fiume.
Tra i casi più illustri possiamo citare Romolo e Remo, discendenti di Enea e Marte, il re assiro Sargon II, e Mosè. Ma cosa dice la Storia a riguardo?
In epoca antica, non esisteva una “ruota degli esposti”, ma il fenomeno dell’abbandono dei neonati era purtroppo molto diffuso. La mentalità era assolutamente immatura sotto l’aspetto etico-morale e prevaleva il concetto assurdo della “proprietà” paterna o della società, ma era una pratica accettata, nonostante Aristotele si batté per vietarla.
In Grecia antica addirittura si aspettava che trascorressero 5 giorni dalla nascita per dare il tempo al padre di decidere se accettare il nascituro.
I bambini venivano abbandonati per svariati motivi, o perché erano stati concepiti fuori dal matrimonio, o semplicemente perché si decideva di non accollarsene le spese di mantenimento, o addirittura solo perché era una femminuccia.
Le modalità erano molteplici. La più diffusa era quella di porre il neonato in una pentola di terracotta (chytrai), e lasciarla per strada. I bambini, secondo erano considerati di competenza della comunità, più ancora che della famiglia.
Non dobbiamo stupirco dunque se nel mito, nella leggenda, o nella Storia, si sovrappongono storie di abbandoni infantili, perché erano di fatto un fenomeno molto diffuso